Chi siamo

Il Gruppo Volontari di Protezione Civile di Malo è un’ associazione di diritto privato nata essenzialmente per mettersi a disposizione della cittadinanza in caso di emergenze di protezione civile.


Uno sguardo a cos’è la Protezione Civile

Solo conoscendo l’evoluzione che ha avuto nel tempo la Protezione Civile nella coscienza umana del nostro Paese, si può interpretare al meglio questo concetto.


La storia ci ricorda come il Nostro territorio sia stato, e lo è tuttora, periodicamente interessato da calamità di ogni natura. Tempi indietro, inoltre, gli eventi calamitosi erano appesantiti da un… susseguirsi ininterrotto di attività belliche. L’uomo si è trovato spesso fragile e impotente nel fronteggiare queste situazioni che venivano aggravate dalla mancanza di qualsiasi forma di assistenza sociale. Con il tempo venne naturale e spontaneo il formarsi di organizzazioni solidaristiche con l’intento di portare il proprio aiuto a coloro i quali erano stati colpiti dagli eventi calamitosi o bellici. Le principali aggregazioni nate su queste spinte emotive che si possono ricordare, sono gli ordini religiosi medievali, le Misericordie fiorentine nate a Firenze tra il Duecento e il Trecento e i Vigili del Fuoco presenti già da diversi secoli nelle vallate alpine.


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L’impatto, poi, con le drammatiche realtà che ha messo a dura prova il nostro Paese nell’ultimo trentennio del secolo scorso come i terremoti del Belice, del Friuli, dell’Irpinia, le alluvioni del Po, dell’Arno, del Piemonte, hanno impostato una nuova coscienza nelle Istituzioni, passando attraverso la ricerca della risposta ad alcuni quesiti importanti: dove comincia l’emergenza? Da un certo numero di morti e feriti? Oppure dalla qualità e non tanto dalle dimensioni dell’evento?

La risposta fu allora rapida e precisa: le Istituzioni devono garantire la tutela di uno come di migliaia di cittadini. Un altro mutamento di coscienza è costituito dal fatto che mentre fino a ieri il problema della Protezione Civile si poneva in termini drammatici, oggi il legislatore, prima scarsamente sensibile o non preparato alla materia, ha recepito, sotto l’incalzare dei numerosi eventi, il significato del fenomeno anche sotto l’aspetto di organizzazione giuridica e sociale e, quindi, di strutture amministrative sempre più valide. Si è capito che poteva essere strategico istituire un’unica struttura a livello nazionale che trattasse solo la Protezione Civile. Essa non doveva però rappresentare un’Amministrazione che comprendesse dei corpi specializzati di intervento, ma un sistema capace di unire tutte le forze pubbliche e private già presenti sul territorio nazionale. Si trattava non di inventare nuove istituzioni, ma di utilizzare al meglio ciò che la comunità nazionale aveva già a disposizione. In tale ambito si è espressa l’ultima legge in materia di Protezione Civile: la Legge 225 del 24 febbraio 1992, attraverso la quale è stato istituito il “Servizio Nazionale della Protezione Civile” con il preciso compito di «tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l’ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi». Il concetto di Protezione Civile, in seguito, si è evoluto in altre direzioni, diversificando la propria attività in tre momenti. Infatti, mentre fino a poco tempo fa la Protezione Civile era conosciuta soprattutto come attività di soccorso, ora si materializza negli interventi in emergenza e nella gestione delle emergenze stesse.

Oltre a questi gruppi organizzati nacque, a piccoli passi, tra la popolazione una marcata vocazione al volontariato, distinguendosi come valido supporto alle Autorità locali.
Si trattava di alleviare le sofferenze dei malati, dei feriti, di trovare un alloggio, distribuire cibo o vestiario e, quindi, cercare di ripristinare la vita alla situazione di normalità.
La Protezione Civile, come abbiamo rapidamente visto, nacque, pian piano come attività di soccorso conseguente al verificarsi del fenomeno calamitoso.


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Non ultimo aspetto, che sta prendendo corpo nella coscienza delle Istituzioni, è l’attività di previsione e di prevenzione, aspetto questo che dovrebbe precedere di gran lunga gli altri, in quanto permetterebbe agli esperti del settore di realizzare non solo dei modelli di intervento operativo, ma di determinare i tipi di risorse da utilizzare nell’emergenza. In questa terza fase, dai più ancora ignorata, fa il suo ingresso la componente scientifica attraverso i più autorevoli gruppi scientifici quali l’Enea, l’Istituto di Geofisica, il Servizio Geologico Nazionale e altri ancora. L’attività di previsione che non solo è rivolta allo studio e alla determinazione delle cause dei fenomeni calamitosi, alla individuazione dei rischi ed alla localizzazione delle zone soggette ai rischi stessi, ma anche è intesa come l’attività volta a ridurre al minimo la possibilità che si verifichino danni conseguenti agli eventi calamitosi.
La scienza su questo argomento ci insegna che molte volte i danni dipendono dalla vulnerabilità delle strutture abitative e ciò significa che con tecniche adeguate si può edificare in funzione di una migliore resistenza ai terremoti rispetto al passato. L’espressione di Protezione Civile è utilizzata oggi dall’opinione pubblica con sempre maggiore convinzione, non associandola più ad eventi di notevole entità e gravità, ma anche ad altri di minore portata. Ma il cammino è ancora lungo affinché in tutti noi si instauri una più matura coscienza e una migliore cultura in fatto di Protezione Civile. C’è da capire innanzitutto che essa non è solo rappresentata dai Vigili del Fuoco, dalle Forze Armate, dalle Organizzazioni specializzate come la Croce Rossa, dalle Organizzazioni di Volontariato: Protezione Civile è mobilitazione totale del Paese dove anche il più semplice dei cittadini è chiamato a fare la propria parte; ciascuno deve sapere come salvare se stesso ed essere in grado di aiutare gli altri. La Protezione Civile non è un sistema nel quale partecipano solo gli addetti ai lavori, ma è un interesse di tutti: pur con l’ampio impiego delle forze istituzionalmente preposte agli interventi, non si riuscirà mai a costruire un sistema efficace di Protezione Civile senza un coinvolgimento di massa dei cittadini, adeguatamente organizzati soprattutto attraverso le Associazioni di Volontariato. Da questo punto nasce la necessità di una adeguata informazione e preparazione per ognuno di noi. In questo contesto didattico un ruolo fondamentale deve ricoprirlo la scuola che fin dai primi anni dovrebbe insegnare ai giovani i principi di una educazione di Protezione Civile. La scuola deve insegnare ai giovani quali sono gli eventi calamitosi maggiormente riscontrabili nella realtà, come conoscerli ed affrontarli: l’educazione, infatti, può vincere la paura che nasce dall’ignoranza e aiutare ognuno ad affrontare razionalmente i problemi.
Solo percorrendo la strada dell’educazione potremo riguadagnare il tempo perduto e capire che il livello di civiltà di un popolo si misura anche dalla sua capacità di difendere se stesso, il proprio ambiente e il proprio territorio.

 

 

 

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