Manuale del Volontario

Norme di comportamento

LA LOGISTICA

La logistica è definita l’arte di predisporre, da parte di personale preparato, i mezzi di trasporto, le comunicazione, gli approvvigionamento, le strutture di accoglienza e di ricovero.

Nel quadro di una situazione di emergenza, si tratta dell’insieme del personale, dei mezzi e dei materiali da mettere in opera per una buona organizzazione dei soccorsi. La logistica deve garantire:

  1. Primo soccorso immediato;
  2. Diagnosi medica delle vittime traumatizzate, completata da interventi di estrema urgenza che consenta loro di sopravvivere ed affrontare il trasporto (triage);
  3. Ripristino e gestione dei sistemi di comunicazione tra l’area sinistrata, il mondo esterno e i soccorritori;
  4. Evacuazione dalla zona sinistrata;
  5. Trasporto e conservazione di viveri e materiali;
  6. Distribuzione di viveri e materiali a sinistrati e soccorritori;
  7. Installazione e gestione di strutture di ricovero per sinistrati e soccorritori;
  8. Sostituzione periodica del personale soccorritore.

L’impegno dei mezzi, la loro distribuzione, il loro impiego sul terreno, tenendo conto della natura della catastrofe, delle conseguenze materiali e umane e dei compiti da svolgere, è chiamata tattica.

IL VOLONTARIO
Il Volontario organizzato costituisce una risorsa indispensabile nella gestione dell’emergenza. In base alle conoscenze specifiche partecipa direttamente alle operazioni di soccorso, provvedendo al trasporto e alla cura dei feriti, all’assistenza della popolazione, oppure ad attività tecniche o logistiche.

I Volontari, ben equipaggiati ed addestrati, è bene che si presentino sul luogo dell’emergenza già organizzati in gruppi precostituiti, omogenei, ed autonomi. E’ l’Autorità responsabile dell’organizzazione dei soccorsi a decidere il numero di volontari da utilizzare e il luogo dove inviarli.

IL VOLONTARIO DEVE SVOLGERE IL COMPITO CHE GLI E’ STATO AFFIDATO, CON EFFICACIA E DISCIPLINA, A QUALUNQUE LIVELLO DELLA CATENA DEI SOCCORSI SI TROVI AD OPERARE.

COMPORTAMENTO DEL VOLONTARIO

Quando il Volontario è il primo testimone di un evento, deve:

  1. Trasmettere l’allarme.
  2. Fornire tutte le informazioni e gli elementi utili perchè l’intervento dei soccorritori sia rapido e mirato. ATTENZIONE – Le informazioni che il Volontario fornisce devono rispecchiare la realtà e se non dettate da una specifica conoscenza, non devono contenere valutazioni personali.
  3. Rimanere sul luogo dell’evento fino all’arrivo dei soccorsi.
  4. Sospendere la propria azione individuale nel momento in cui si costituisce la prima organizzazione di soccorso.

Quando il Volontario è inserito in una azione di soccorso articolata e complessa, deve:

  1. Integrare la propria attività nel piano generale dei soccorsi.
  2. Evitare di isolarsi e compiere azioni dettate solo dalla propria iniziativa e dal proprio impulso.

EQUIPAGGIAMENTO DEL VOLONTARIO

Il Volontario, quando partecipa ad un’azione di soccorso, deve essere in grado di operare nelle condizioni ottimali, senza costituire un peso per gli altri soccorritori. Il Volontario soccorritore, perciò, deve essere dotato di adeguati MEZZI INDIVIDUALI DI PROTEZIONE. Questi sono di due tipi:

  1. VESTIARIO
  2. EQUIPAGGIAMENTO DI SUSSISTENZA

VESTIARIO

Il Volontario deve indossare capi di abbigliamento (vestiario) con le seguenti caratteristiche:

  • essere adatto alle condizioni ambientali in cui si è sviluppata l’emergenza
  • proteggere il Volontario dall’azione di elementi ostili (caduta di oggetti, folgorazioni, ecc…)
  • essere rinforzato nelle tre parti più importanti del corpo/testa con casco protettivo, mani con guanti, piedi con stivali o altre calzature specifiche se le condizioni di lavoro lo richiedono
  • essere adatto alle condizioni climatiche della località colpita dall’emergenza: deve, quindi, proteggere il Volontario dal caldo, dal freddo, dalla pioggia o dall’umidità, anche per periodi prolungati
  • essere idoneo al posto di lavoro a cui è assegnato il Volontario
  • essere comodo, non ostacolare i movimenti, ma non deve offrire appigli
  • essere di tessuto resistente

Nel caso in cui il Volontario sia dotato di una divisa, questa deve:

  • essere omologata
  • essere identica per tutti i membri della stessa organizzazione
  • avere un colore particolare, un simbolo o un distintivo ben visibile per permettere l’identificazione del Volontario e della sua mansione.

EQUIPAGGIAMENTO DI SUSSISTENZA

Il Volontario soccorritore deve essere autonomo soprattutto nel primo periodo dell’emergenza , in attesa che la componente logistica dei soccorsi venga organizzata. Il Volontario deve essere autonomo sul piano:

  • ALIMENTARE ( scorta di acqua da bere, razioni alimentari)
  • ALBERGAMENTO ( sacco a pelo, coperta, eventuale tenda )

Il Volontario, inoltre, anche durante l’emergenza, deve rispettare le regole di igiene personale, soprattutto in caso di intervento prolungato nel tempo. Il materiale necessario (biancheria di ricambio, sapone, dentifricio, ecc…) deve essere conservato in contenitori (borse o zaino) di facile trasporto.

EQUIPAGGIAMENTO PERSONALE DEL VOLONTARIO SOCCORRITORE

TORCIA ELETTRICA E BATTERIE DI RISERVA

  • ACCENDINO
  • FORNELLO A GAS
  • POSATE (FORCHETTA, COLTELLO, CUCCHIAIO)
  • COLTELLO MULTIUSO
  • BORRACCIA
  • BORSA PER PULIZIA PERSONALE
  • ASCIUGAMANI
  • BUSTA CUCITO
  • MAGLIE (COTONE O LANA )
  • CALZE ( COTONE O LANA )
  • BIANCHERIA INTIMA
  • 1 MAGLIONE
  • 1 PAIO DI PANTALONI
  • 1 TUTA DA GINNASTICA
  • 1 BERRETTO DI LANA
  • 1 PAIO DI GUANTI DI LANA
  • 1 PAIO DI GUANTI DA LAVORO
  • 1 IMPERMEABILE ( MANTELLA, GIACCA, K – Way, ECC…)
  • 1 PAIO DI SCARPE DA GINNASTICA
  • 1 PAIO DI PEDULE (SCARPE PESANTI CON SUOLA IN PARA)
  • 1 PAIO DI STIVALI
  • 1 SACCO A PELO
  • 1 COPERTA

Se si è in possesso di una tuta/divisa , alcuni vestiti indicati non sono strettamente necessari. Il tessuto degli indumenti deve essere scelto in base al clima della zona colpita dall’emergenza o alla stagione. L’elenco può essere completato con altri oggetti o indumenti particolarmente necessari al singolo Volontario.

PRONTO SOCCORSO PERSONALE

E’ opportuno che il Volontario porti con se, sia durante l’emergenza che in esercitazione, un minimo pronto soccorso personale, per far fronte a piccole emergenze (escoriazioni, abrasioni, piccole ferite, distorsioni, ecc…) Esistono in commercio confezioni già pronte, comunque è bene avere a disposizione:

  • cerotti preparati di diverso formato
  • cerotto adesivo
  • preparati disinfettanti (alcool, acqua ossigenata, bialcool)
  • spille di sicurezza
  • garza sterile
  • ammoniaca (per la cura di punture di insetti)
  • laccio emostatico
  • forbici

Il materiale sopra indicato deve essere conservato in un contenitore impermeabile a chiusura ermetica. Per completezza di informazione, occorre ricordare che sarebbe opportuno avere a disposizione anche:

  • bende triangolari (servono a sostenere un arto offeso, a tener ferma una medicazione alla testa, al piede, al ginocchio)
  • stecche di diversa lunghezza (in caso di fratture articolari)
  • pomate antiustione
  • pomate antistaminiche
  • pomate per curare traumi. contusioni, distorsioni
  • bagni oculari
  • ghiaccio secco
  • guanti monouso
  • pinze per rimuovere schegge

E’ opportuno, inoltre, che il Volontario abbia con se un documento che riporti il gruppo sanguigno di appartenenza ed eventuali altre informazioni sanitarie.

RIASSUMENDO

Quando il volontario soccorritore e’ chiamato a svolgere un compito o a portare a termine una missione, deve:

  1. frenare ogni slancio impulsivo
  2. frenare la propria suscettibilità
  3. lasciare spazio ad un atteggiamento modesto e allo spirito di disciplina

Il volontario deve possedere tutte le qualità necessarie per operare in un ambiente ostile o su un terreno difficile. questo adattamento alle diverse funzioni si ottiene con un addestramento permanente e un aggiornamento continuo nel campo delle proprie conoscenze specifiche.

Se saranno rispettate queste condizioni, l’opera del volontario sarà efficace nella catena dei soccorsi e potrà portare il proprio aiuto in ogni situazione di emergenza eccezionale.

COMPORTAMENTO DEL VOLONTARIO SOCCORRITORE

Il Volontario soccorritore, quando si trova nella località colpita dalla catastrofe, davanti alle rovine delle case, alla sofferenza dei feriti, ai morti, alla disperazione di chi ha perso i propri cari o i propri averi, deve saper controllare le proprie inevitabili emozioni, al fine di poter prestare la propria opera di soccorso al meglio. Si possono diminuire gli effetti dovuti alle forti emozioni imparando a ripetere i “gesti tecnici” in modo automatico. Questo risultato lo si raggiunge effettuando molte esercitazioni: solo così il Volontario soccorritore può svolgere il proprio compito con calma, in modo lucido e preciso.

Il Volontario soccorritore, durante l’emergenza, deve dimostrare autorità e fermezza : è provato che molte reazioni nevrotiche da parte di superstiti o vittime, sono ridotte o eliminate con incoraggiamenti o con ordini impartiti con fermezza.

Il Volontario soccorritore se si comporta in modo calmo e dimostra sicurezza nel compiere i suoi “gesti tecnici”, trasmette a chi è stato colpito dalla calamità un effetto rassicurante; deve quindi imparare a dimostrarsi calmo, fermo, autorevole e rassicurante.

Il Volontario soccorritore, però, non deve eccedere nel dimostrarsi autoritario: un atteggiamento eccessivo aggrava l’ansia delle vittime che hanno bisogno di rassicurazioni e comprensione. Pur rimanendo autorevole, fermo e calmo, il Volontario deve collaborare e cooperare.

Le pagine che seguono contengono una serie di informazioni di base che permettono al volontario soccorritore, in caso di intervento, di capire le reazioni di chi e’ colpito da una catastrofe e di comportarsi in modo corretto.

COMPORTAMENTO E REAZIONI DELLE VITTIME DI UNA CATASTROFE

VITTIMA

Questo termine indica non solo i morti ed i feriti, ma anche i sopravvissuti fisicamente indenni e i sinistrati che hanno accusato la perdita di parenti e dei beni materiali.

COMPORTAMENTO DELLE VITTIME

Le vittime, immediatamente dopo l’evento, hanno reazioni e comportamenti, individuali o di gruppo, che possono aumentare la confusione e la disorganizzazione sociale e costringere i soccorritori a impegnare inutilmente tempo ed energie.

Gli studi fatti insegnano che, nella maggior parte delle catastrofi, il 70% degli individui mantiene un comportamento apparentemente calmo, ma che in realtà corrisponde alla incapacità di provare emozioni e di avere iniziative di ogni tipo; il 15% degli individui manifesta subito reazioni di disagio; il 15% degli individui mantiene sangue freddo.

REAZIONI INDIVIDUALI DELLE VITTIME

  1. Reazioni ridotte nel tempo e senza conseguenze. Le reazioni della vittima possono essere: fuga precipitosa, agitazione psicomotoria, aggressività, immobilità, ecc… Sono di breve durata e non lasciano conseguenze. Quando la vittima riacquista lucidità, generalmente prova un senso di vergogna per quello che ha fatto. Intervento dei soccorritori Deve limitarsi a parole energiche ma rassicuranti pronunciate con tono di voce calmo, ma fermo. E’ bene che la vittima sia subito coinvolta nelle attività di soccorso.
  2. Reazioni ridotte nel tempo e senza conseguenze, ma tardive. La vittima, anche se durante la catastrofe ha saputo mantenersi calma e durante le operazioni di soccorso ha prestato il proprio aiuto in modo valido, improvvisamente viene colta da: crisi di pianto, eccessi di aggressività, tremore alle braccia e alle gambe, comportamenti isteroidi, ecc…. Generalmente la crisi si manifesta quando il pericolo è passato e le forze fisiche e le risorse morali si sono esaurite. Inoltre il fatto di non essere più concentrati in attività di soccorso, rende la vittima facilmente preda dell’ansia e dell’angoscia. Questo fenomeno colpisce quelle persone che in apparenza sembrano calme, ma che in realtà la catastrofe ha reso incapaci di provare sensazioni. Il loro lavoro, fino al momento della crisi, è stato un insieme di gesti compiuti meccanicamente. Intervento dei soccorritori: se la crisi non termina in modo autonomo, dovrà servire a facilitare il suo superamento con parole di conforto o di incoraggiamento, per poi reintegrare il soggetto nel gruppo dei superstiti impegnati in altre attività di soccorso.
  3. Reazioni durature. Colpiscono vittime che già prima dell’evento sono soggetti psicologicamente fragili o sofferenti psichici. Sono reazioni spettacolari ( tentativo di suicidio, improvvise fughe ingiustificate, false paralisi, falsa cecità, allucinazioni, paura di rivivere l’evento, ecc…), sono continuate nel tempo e cessano quando il medico interviene con il farmaco adatto. Intervento dei soccorritori Deve servire a isolare la vittima dal gruppo degli altri superstiti, a mantenerla sul posto del ritrovamento il meno possibile, a portarla immediatamente al più vicino posto medico per le cure del caso. E’ scontato ricordare che l’analisi di questi comportamenti e le decisioni conseguenti sono unicamente compito del personale medico.

REAZIONI COLLETTIVE DELLE VITTIME

Colpiscono gruppi più o meno numerosi di vittime e, in alcuni casi, anche tutta la comunità coinvolta nella catastrofe.

  1. Fuga E’ la reazione più diffusa. Consiste nell’abbandono della zona sinistrata, coincide con il ritardo nell’arrivo dei soccorsi, dura qualche ora e termina con il raggiungimento di un luogo considerato sicuro. Causa un afflusso massiccio e incontrollato di superstiti, alla ricerca di aiuto, nelle zone intorno all’area colpita dalla catastrofe. Intervento dei soccorritori Deve bloccare la fuga portando i soccorsi e le cure richieste e riorganizzando i gruppi. Questi interventi rassicurano e tranquillizzano le vittime, allontanando la paura.
  2. Paura collettiva o panico E’ la reazione più temuta e più pericolosa. Consiste in una fuga disperata accompagnata da atti violenti. Il panico collettivo si sviluppa all’improvviso per il sopraggiungere di un pericolo reale o di una minaccia reale o immaginaria e si propaga per imitazione. Causa morti e feriti perché calpestati o schiacciati contro un ostacolo e si esaurisce spontaneamente, dopo alcuni minuti. E’ seguito da una fase di calma dovuta allo scaricarsi della tensione. Intervento dei soccorritori Esaurito il fenomeno, con la loro presenza, devono rassicurare e tranquillizzare la popolazione, riorganizzare i gruppi, individuare e isolare gli individui che possono aver provocato la reazione. L’intervento migliore consiste nella prevenzione: gestione razionale dell’allarme e informazioni continue alla popolazione.

IL RUOLO ATTIVO DELLA POPOLAZIONE COLPITA DALLA CATASTROFE

La popolazione colpita da una catastrofe, anche se vittima delle reazioni descritte nelle pagine precedenti, ha un ruolo importate ed utile nella gestione dei primi soccorsi. Gli abitanti della zona interessata dall’evento, infatti, possono:

  • indicare ai convogli dei soccorritori le vie di comunicazione migliori o alternative
  • collaborare nella ricerca dei dispersi e nel riconoscimento delle vittime
  • fornire informazioni indispensabili a proposito di eventuali pericoli derivanti dalla presenza di industrie, di depositi o di altre attività nella zona.

Occorre ricordare, inoltre, che tra le vittime ci sono persone che per la loro professione, preparazione e posizione sociale possono esercitare un ruolo importante nella organizzazione dei soccorsi e influenzare positivamente la popolazione ( amministratori pubblici, medici, ministri del culto, insegnanti, rappresentanti delle forze dell’ordine, ecc…). Non tenere conte di queste risorse umane esistenti è un errore sia sul piano organizzativo, che su quello della prevenzione delle reazioni psicologiche collettive causate dalla catastrofe.

LA CATASTROFE
La catastrofe è un avvenimento improvviso e inaspettato che colpisce una collettività, sconvolge l’organizzazione sociale e provoca danni molto importanti, sia alla popolazione (morti e feriti) che alle cose (case, strade, ecc…).

La catastrofe causa una temporanea sproporzione tra mezzi di soccorso disponibili immediatamente e le reali necessità causate dall’evento.

La catastrofe è un avvenimento che richiede la mobilitazione straordinaria di una grande quantità di soccorsi. Esistono due metodi di classificazione delle catastrofi. Il primo si basa sull’origine dell’evento, il secondo sul numero di vittime provocate.

CLASSIFICAZIONE DELLE CATASTROFI IN BASE ALLA LORO ORIGINE
CATASTROFI NATURALI

  • Catastrofi geologiche – Terremoti, frane, eruzioni vulcaniche, maremoti.
  • Catastrofi climatiche – Alluvioni, inondazioni, valanghe, mareggiate, grandinate, ecc…
  • Catastrofi batteriologiche – Epidemie Catastrofi zoologiche – Invasioni di cavallette, termiti, ecc…

CATASTROFI TECNOLOGICHE

  • Incidenti – Stradali, aerei, ferroviari, marittimi, fluviali.
  • Incidenti – Chimici, nucleari, trasporto di sostanze pericolose.
  • Incendi – Abitazioni, uffici, complessi industriali. Crollo Immobili
  • Cedimenti – Dighe
  • Esplosioni – Silos, ordigni, materiali pericolosi

CATASTROFI DI GUERRA O DI CONFLITTO ARMATO

  • Cannoneggiamenti
  • Bombardamenti – Aerei, navali
  • Siluramenti
  • Occupazione di eserciti nemici
  • Aggressioni – Nucleari, batteriologiche, chimiche
  • Sabotaggi

CATASTROFI SOCIALI

  • Moti di rivolta
  • Carestie
  • Terrorismo e incidenti dolosi
  • Presa di ostaggi

CLASSIFICAZIONE DELLE CATASTROFI SECONDO IL NUMERO DELLE VITTIME

  • Incidenti ordinari 1/10 vittime
  • Incidenti catastrofici 10/100 vittime
  • Disastri collettivi 100/1.000 vittime
  • Disastri maggiori 1.000/100.000 vittime
  • Catastrofi maggiori 100.000/1.000.000 vittime

Esiste un’altra classificazione che definisce un avvenimento catastrofe se provoca queste conseguenze:

  • 50 morti
  • oltre 100 feriti
  • oltre 2.000 persone evacuate
  • danni materiali valutati almeno 50 milioni di dollari USA

CONCLUDENDO

Spesso (troppo spesso) si incontrano nel mondo della Protezione Civile Volontari (sicuramente animati da grande generosità, disinteressato altruismo e buona volontà) che dedicano molta attenzione :

  • ai tesserini da esibire
  • ai variopinti adesivi con cui ornare la propria autovettura
  • alla mitica “divisa” (spesso trasformata in una ricca collezione di distintivi di forme e colori differenti)

Leggendo queste pagine, si intuisce che la Protezione Civile è ben altra cosa: è una scienza.

Non e’ la divisa che fa il vero volontario! Spesso si accusano gli Organismi competenti preposti alla Protezione Civile di superficialità, improvvisazione e incompetenza.

Tutti i volontari, qualunque sia il loro compito specifico, in caso di emergenza “vera”, sono in grado di operare in modo adeguato? La buona volontà e la disponibilità sostituiscono la mancanza di preparazione?

Le Associazioni di Volontariato, oltre alle divise, forniscono ai loro iscritti anche gli strumenti per prepararsi ad operare sempre meglio?

La risposta è in chi si interroga.

BIBLIOGRAFIA

MANUALE DI PROTEZIONE CIVILE Ed. PIEMME

Gli autori di questo volume sono medici francesi esperti in medicina d’urgenza e medicina delle catastrofi. La traduzione italiana è stata curata e rielaborata da un gruppo di medici appartenenti all’Associazione Italiana di Medicina delle Catastrofi. I capitoli riguardanti gli aspetti giuridici sono stati curati dalla CRI di Torino, mentre i capitoli dedicati all’organizzazione logistica sono stati curati dalla CRI di Aosta.

MEDICINA DELLE CATASTROFI ed. MASSON

Gli autori di questo trattato sono tre medici francesi: R. NOTO colonnello medico P. HUGUENARD fondatore e presidente della Società Francese di Medicina delle Catastrofi A. LARCAN docente di tecnica della rianimazione presso l’Università di Nany

I capitoli dedicati alla psicologia delle catastrofi sono a cura di: L. CROCQ generale medico, capo servizio del Corpo di Sanità dell’Esercito Francese e docente universitario presso l’università di Parigi

Tratto dal sito web dell’U.V.E.R.P.

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